Ogni cosa alla sua stagione

Enzo Bianchi, Ogni cosa alla sua stagione, Einaudi, Torino 2010, pp. 127, Euro 17,00

 

“Quest’anno ho piantato un viale di tigli, li ho piantati per rendere più bella la terra che lascerò, li ho piantati perché altri si sentano inebriati dal loro profumo, come lo sono stato io da quello degli alberi piantati da chi mi ha preceduto. La vita continua e sono gli uomini e le donne che si susseguono nelle generazioni, pur con tutti i loro errori, a dar senso alla terra, a dar senso alle nostre vite, a renderle degne di essere vissute fino in fondo”

Il monaco Enzo Bianchi, quasi settantenne,  ripercorre luoghi e volti della sua vita prima della fondazione della Comunità di Bose della quale è priore. E’ un viaggio nel tempo, nello spazio e nell’anima che li ha abitati e che, in un certo senso, continua a percorrerli. Incontriamo figure di paese, tradizioni, riti, alcuni dei quali ormai lontani dai nostri standard di vita; ma soprattutto riusciamo a percepire, nelle vicende che l’autore narra, cosa voglia dire abitare il tempo, non lasciarsi sfuggire la vita tra le dita. Il monaco è l’uomo della sintesi, colui che cerca di abitare con se stesso perché la sua vita sia unificata e cresca irrorata dalle esperienze dei giorni. Enzo Bianchi ci aiuta, così, a riscoprire l’autenticità del vivere, fatta piccoli gesti e soprattutto di incontri veri con persone vere.

La lettura del libro lascia la sensazione della possibilità di una vita buona, libera perché liberata dalle troppe superfetazioni di cui l’abbiamo soffocata, una vita bella perché piena di autenticità e aperta alla sorpresa e alla gratitudine, una vita in cui anche il dolore trova il suo spazio in una armonia cercate e costruita con fatica  giorno dopo giorno.

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