Il giorno prima della felicità

Erri De Luca, Il giorno prima della felicità, Feltrinelli, Milano 2009, pp. 133, Euro 13,00

Don Gaetano era senza famiglia pure lui. Cresciuto in orfanotrofio, poi in seminario doveva diventare prete. Ma si dice che si innamorò di una di strada e si tolse la tonaca. Era stato lontano per vent’anni, in Argentina. E’ tornato nel ’40, in tempo per la guerra. Questo sapevo di lui, prima dell’estate della nostra confidenza.

Un ragazzo nella Napoli del dopoguerra impara a conoscere la sua vita e se stesso. Nel romanzo di Erri De Luca il piano dell’ esperienza si accompagna e si interseca a quello della consapevolezza, perché una cosa è vivere,  altra è fare esperienza della propria vita. Imparare a leggere sentimenti e stati d’animo, memorie e attese, vittorie e sconfitte, e soprattutto errori significa, in fondo, diventare uomini.

Scorrendo le pagine, sembra quasi di riempirsi il cuore con il buon profumo del caffé preparato nella portineria di un antico palazzo della città, davanti al quale il portiere, don Gaetano, racconta quella storia di dolore e di speranza che è stata la guerra  con i suoi bombardamenti, la storia di una città che non vuole cedere alla morte.

Sì, la città, il luogo della vita e degli incontri, perché nessuno diventa uomo da solo. Il ragazzo vive e un po’ subisce il turbine degli incontri. E’ turbato quando Anna, quella bambina che stava dietro una finestra del cortile, torna donna che chiede da lui una prova di sangue. Ci sono poi i libri, incontrati per caso, che come un filo rosso attraversano le tante vicende e che rappresentano per il ragazzo il luogo d’incontro più vero e, forse più inquietante con se stesso.

E la felicità? E’ lì, a volte passa accanto, basta non distrarsi o quantomeno rintracciarne le orme nel tempo vissuto.

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